A dimostrazione che i Radiohead sono artisti immersi in ogni campo della cultura (questa volta nel campo musicale), vi è anche l’utilizzo delle Ondes Martenot, uno strumento molto raro e poco conosciuto.
L’impiego di tale strumento è da attribuire al chitarrista Jonny Greenwood, che se ne interessò personalmente, fino a recarsi in Francia per “intervistare” la figlia di Martenot per saperne di più sullo strumento.
Il passo successivo fu quello di acquistarne uno, impresa che non fu facile poiché le Ondes Martenot prodotte erano soltanto 50, di cui 44 già destinati ad una scuola di musica in Giappone.
Lo strumento, datato 1983 e costruito dal figlio di Maurice Martenot, è stato impiegato negli ultimi tre album: “Kid A” (2000), “Amnesiac” (2001) e “Hail To The Thief” (2003).
E’ possibile ascoltare il suono di questo strumento in We Suck Young Blood (canale destro), How To Disappear, The National Anthem, Kid A, Pyramid Song e Where I End And You Begin.
In How To Disappear Jonny ha creato una vera e propria orchestra di Ondes, che suona assieme all’orchestra vera diretta da John Lubbock, suonando lui stesso tutte le parti sovraincidendosi. Si può sentire chiaramente all’inizio, con quell’accordo stranissimo.
Per quanto riguarda Kid A invece Thom recitò il testo parlando attraverso lo speaker delle ondes, mentre jonny modulava la voce di Thom creando delle note.
Nelle performance live purtroppo è apparso solo poche volte per la paura di Jonny che uno strumento così prezioso potesse rovinarsi tra un tour e l’altro.
Per questo Jonny si è dotato di un French Connection, strumento che gli permette di simulare perfettamente il suono delle Ondes Martenot. Il tutto racchiuso in poco spazio e senza dover prestare eccessiva attenzione durante i trasferimenti degli strumenti.
Jonny Greenwood inoltre nel 2003 ha curato le musiche per il film/documentario “Bodysong”, producendo anche un album, nel quale compaiono brani eseguiti soltanto con le Ondes Martenot.

Cosa sono le Ondes Martenot?
Sono un apparecchio elettrofono monodico a tastiera costituito da due generatori ad alta frequenza, un oscillatore, condensatori inseriti in circuito, sette tubi elettronici, un altoparlante e un risonatore. Usando filtri diversi che agiscono sugli armonici del suono fondamentale si modifica il timbro e lo spettro dinamico è vastissimo. Le variazioni dell’altezza del suono sono ottenute sia pigiando i tasti di una tastiera di sette ottave sia infilando l’indice della mano destra in un anello attaccato a un cordino che agisce su un condensatore rotante. Questi due modi di suonare hanno possibilità espressive complementari: l’esecuzione sulla tastiera si apparenta al modo di suonare strumentale, quello con l’anello al canto vocale.
Oltre a glissare a microintervalli, le Ondes Martenot rendono possibile il vibrato che dipende integralmente dai gesti dell’interprete, sia per quel che riguarda la velocità sia per l’ampiezza delle oscillazioni. “Se lo strumentista ne possiede la tecnica – sostiene Jeanne Loriod, docente al Conservatorio, all’École Normale de Musique e alla Schola Cantorum di Parigi – prova la sensazione che lo strumento sia un prolungamento del suo sistema nervoso, talmente è fedele la relazione tra il suo pensiero musicale e il risultato sonoro. Visto che non interviene alcun elemento automatico, l’interpretazione assume un carattere di “espressione umana diretta”, come scrisse Vincent d’Indy all’inventore”. Jolivet, Varèse, Honegger, Milhaud, Bussotti sono alcuni dei compositori che hanno usato le Ondes Martenot.

IMMAGINI DELLO STRUMENTO

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LINKS INTERESSANTI

http://ondesmartenot.free.fr/
http://fr.wikipedia.org/wiki/Ondes_Martenot
http://www.obsolete.com/120_years/machines/martenot/index.html

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