Il 30 agosto 2018 sarà un giorno importante per i fans dei Radiohead per via di una piacevole sorpresa: l’uscita di “The Gloaming. I Radiohead e il crepuscolo del rock”, nuovo libro scritto da Stefano Solventi ed edito da Odoya.
Idioteque.it ha intervistato Stefano, l’autore del libro, per conoscerlo meglio e per capire un po’ cosa ci riserverà questa interessante pubblicazione.

È già possibile pre-ordinare il libro!

 

+ Il 30 agosto uscirà il libro “The gloaming. I Radiohead e il crepuscolo rock”. Prima di parlare del libro mi piacerebbe fare una domanda sull’autore all’autore. Chi è Stefano Solventi?
– Ho 48 anni, sono impiegato, padre di due figli. Ascolto rock da quando ero ragazzino e da sempre mi piace scrivere, due passioni che nel 2001 mi hanno permesso di entrare a far parte della storica rivista Mucchio Selvaggio, a cui ho collaborato per diciassette anni, fino alla recente e dolorosa chiusura dello scorso giugno. Dal 2002 inoltre faccio parte dello staff di Sentireascoltare.com, una delle webzine italiane di riferimento in ambito rock e dintorni.

+ Da cosa è nata l’idea di scrivere un libro sui Radiohead?
– Li seguo praticamente dagli esordi, Pablo Honey a dire il vero non mi colpì, ma The Bends fu una vera folgorazione. Fin dalle prime note di Planet Telex capii che erano la band giusta anzi necessaria per raccontare quegli anni, i nostri anni. Non a caso il mio primo articolo monografico, quello con cui mi sono avventurato per la prima volta oltre lo steccato della recensione, è stato su di loro, subito dopo l’uscita di Hail To The Thief.
Detto questo, fino allo scorso anno scrivere un libro sui Radiohead non rientrava affatto nei miei piani. Di libri su di loro ne sono usciti molti e anche fatti bene, senza contare la quantità di informazioni anche di buona qualità che si trova in rete. Però il concerto del giugno 2017 alla Visarno Arena di Firenze mi fece vivere sensazioni contrastanti, li trovai come al solito mostruosamente bravi eppure avvertii che la dinamica tra loro e il pubblico era cambiata in maniera sensibile.
Mi fece pensare che non si trattasse di un aspetto peculiare ma più generale, che riguardasse cioè il cambiamento del ruolo del rock che si è consumato negli ultimi 25 anni, un tema su cui mi è capitato di riflettere e scrivere spesso negli ultimi tempi. In qualche modo mi sembrò chiaro di colpo quello che ho sempre sentito: i Radiohead con la loro musica ci hanno raccontato – tra le molte altre cose – anche il crepuscolo del rock. Non la “morte del rock”, ci tengo a precisare (anzi, sia detto una volta per tutte: il rock è vivo e lotta assieme a noi). Insomma, quelle sensazioni presero forma in un articolo-recensione su Sentireascoltare che fu letto da Marco De Simoni della Odoya, il quale dopo pochi giorni mi propose di sviluppare le stesse idee in un libro. Ed eccoci qui.

+ Come descriveresti il libro che hai scritto?
– Con una frase a effetto potrei dire che è il mio più grande atto di presunzione. Del resto, ogni libro lo è, almeno un po’, ma questo in particolare. Per gli obiettivi che mi ero posto, è un libro che avrebbe dovuto scrivere qualcuno con competenze di storia, politologia, semiologia e musicologia. Invece l’ho scritto io, da semplice e incauto appassionato di musica rock. Sono circa trecentoventi pagine illustrate che seguono i Radiohead dagli anni di formazione fino al presente, senza indulgere in dettagli biografici ma concentrandosi sulla produzione discografica, analizzata di per sé e in relazione agli accadimenti: eventi storici, innovazione tecnologica, evoluzione degli scenari musicali. Ci sono anche elementi di memoir, non mi sono sottratto, ho lasciato che il mio personalissimo punto di vista – sia dell’epoca che rivisto in prospettiva – rimanesse un ingrediente della narrazione, anche se ho cercato di evitare l’effetto nostalgia che spesso accompagna il memoir.

+ Nel 2018 si vive molto di smartphone, app, social e si da sempre meno importanza ai libri. Io invece credo che i libri siano sempre degli strumenti fondamentali per la propria cultura e informazione. Se qualcuno ti chiedesse “perché dovrei leggere un libro?”, tu cosa gli risponderesti?
– Leggere un libro è uno degli antidoti più efficaci al veleno della filter bubble in cui tendiamo a isolarci. Può sembrare un paradosso, perché la lettura di un libro tende a disconnetterci dal resto, ma proprio quel suo riconsegnarci a un tempo più quieto, riflessivo o comunque meno affollato, genera le condizioni necessarie a una connessione più intensa e aperta col mondo. Da autore, credo che la dimensione del libro permetta – anzi: spinga verso – una più profonda e strutturata articolazione delle idee, che crescono, si ramificano letteralmente durante la stesura del libro. Penso che non ci libereremo mai dei libri, anche se i numeri relativi alla lettura nel nostro Paese sono piuttosto sconfortanti.

+ Ora invece una domanda un po’ più Radiohead: qual è il tuo disco preferito dei cinque di Oxford e perché lo metti davanti agli altri?
– Dico In Rainbows, anche se so che non è il loro migliore né il più importante. Per me ha un valore particolare, perché è arrivato in un momento a mio avviso molto critico per il rock in generale, quando sia del rock che dei Radiohead iniziavo a dubitare. Con quel disco hanno dimostrato che esiste ed esisterà sempre una via per fare rock, una implosione che porta con sé tutte le esperienze, le evoluzioni, per farsi premessa di ulteriori esplorazioni. E’ un disco assieme intimo e avventuroso, una cospirazione consumata in uno dei tanti cuori oscuri del mondo. Per molti versi mi ha fatto pensare, fatte le debite proporzioni e considerata la diversità di finalità e contesto, ai Basement Tapes di Dylan con la Band: anche in quel caso l’isolamento, il distacco dai trend e dai meccanismi produttivi standard, generò una riflessione intensa sul presente, con pochi eguali tra i contemporanei (non a caso poi il disco è diventato protagonista di un meraviglioso episodio di From The Basement…). Inoltre, per motivi personalissimi che non posso confessare, In Rainbows è la colonna sonora del periodo in cui ho dovuto accettare l’evidenza di essere irrimediabilmente adulto, troppo vecchio per sembrare un rockettaro, però mai abbastanza da non amare più il rock.

+ Chi è interessato a leggere altre cose scritte dall’autore, dove le può trovare?
– Ho pubblicato il volume monografico PJ Harvey – Musiche maschere vita (Odoya, 2009), i romanzi La meccanica delle ombre (Cicorivolta, 2015) e Nastri (Eretica, 2017), tutti ancora reperibili nelle librerie oppure attraverso gli store online. Alcuni miei racconti hanno visto la luce sulla benemerita rivista online Verde (potete trovarli qui: https://verderivista.wordpress.com/category/stefano-solventi/).
Nel frattempo continuo a scrivere per Sentireascoltare, ho praticamente smesso con le recensioni per concentrarmi su articoli lunghi, editoriali, pezzi monografici… Inoltre, in perfetto ritardo sui tempi, dallo scorso anno gestisco un blog, Pensierosecondario, sul quale pubblico tutto quello che mi viene in mente, ricordi (musicali e non), recensioni di libri, folgorazioni varie. Infine, chi desidera rimanere aggiornato su novità, date delle presentazioni del libro, interventi radiofonici, recensioni eccetera può ovviamente seguire la mia pagina autore su FB: facebook.com/stefanosolventiscrivente.